sabato 15 febbraio 2014

IL BRUCO E LA FARFALLA




Quando ti senti un bruco ti sembra che tutti ti guardino perché sei brutta. Cammini per strada facendoti piccola piccola, cercando di sparire in mezzo alla gente, ti guardi il meno possibile e quando per caso incroci il tuo riflesso in una vetrina, acceleri il passo e scappi lontano….lontano da specchi, riflessi, vetrine e sguardi …. Ricordo le mie amiche che mi ripetevano: "quando entri in una stanza cammina lentamente, lasciati guardare". Ma io odiavo essere guardata, sentirmi gli occhi addosso: entravo furtiva e veloce, cercavo un angolo per mimetizzarmi con le pareti, sperando che nessuno mi notasse. Non è una sensazione che si possa spiegare, convivevo con un costante senso di disagio e inadeguatezza in ogni circostanza. Goffa e fuori posto, mi sentivo così tutto il tempo. Eppure tutti mi dicevano che ero carina, che non c’era niente di sbagliato in me, ma ero io a sentirmi sbagliata. Credo di essermi sentita fuori posto per quasi tutta la vita, tanto che alla fine mi sembrava normale sentirmi così. Se riguardo le mie foto di adolescente ora  sorrido di me stessa  ma quante lacrime ho versato! Ero diversa dalle altre e questa diversità mi faceva soffrire. 
Una massa scomposta di riccioli alla Shirley Temple, due occhioni enormi in una faccia da bambina, e un corpo senza ancora minime tracce di femminilità. Infagottata dentro maglioncini vaporosi fatti a maglia dalla mamma, che mi facevano sembrare una via di mezzo tra la pubblicità del Perlana e Candy Candy, mentre le mie compagne sgambettavano in minigonna atteggiandosi a Lolite, gli occhi e le labbra truccate, i piccoli seni appena spuntati in evidenza con magliette aderenti. Le più carine uscivano con quelli dell'ultimo anno del Liceo, quelli che giocavano a calcio erano i più gettonati, ma per loro era come se fossi trasparente. Meglio così, in fondo non avrei saputo cosa dirgli, mi sembravano un po’ stupidi ma avrei voluto che mi notassero, così solo per non sentirmi diversa dalle altre. Passavo tutto il tempo a leggere e sognare di essere un’eroina dell’Ottocento, come Angelica la Marchesa degli Angeli, bellissima e selvaggia, volevo vivere come lei mille passioni e avventure. Sognavo cavalieri coraggiosi e romantiche dame e a volte sognavo Gigi che aveva quattordici anni ma mi sembrava già grande: cos'avrei dato perché mi guardasse come guardava le altre!  Ma lui si accorgeva di me solo durante i compiti in classe quando mi lanciava occhiate languide e disperate perché glieli passassi.  Poi un giorno  all’improvviso mi aveva detto "Ma che occhi … non ne ho mai visti così belli". Era l’ultimo giorno delle medie e quello era il primo complimento da parte di un ragazzo: il cuore mi scoppiava dalla contentezza. 
Poi non so cosa accadde … fu l’estate dei miei quindici anni … quell’estate il bruco diventò farfalla. All’improvviso, il mio corpo si assottigliò,spuntarono le curve del seno, dei fianchi, del sedere. Alla specchio non mi guardavo e forse non me ne sarei neppure accorta se non fosse stato per gli sguardi dei ragazzi e le loro attenzioni. Adesso cercavano in tutti i modi di farsi notare e mi corteggiavano, riempiendomi di complimenti e attenzioni. Per tutto il tempo mi sembrava così "strano" che potessero  trovarmi carina…"Che gentili" pensavo, senza capire che la gentilezza degli uomini non è mai gratis.  Eppure io continuavo a sentirmi come prima, goffa e fuori posto. Avrei voluto tornarmene nel mio bozzolo e rimanere lì, nascosta agli sguardi, ma poi mi dicevo che avrei dovuto abituarmi ad essere farfalla. Non mi sono mai abituata e credo che se sei bruco dentro non ti abitui mai ad avere le ali. Dentro sono rimasta quella buffa bambina infagottata in maglioncini color pastello, ma la cosa più strana è che ora mi piace quella bambina. Certo mi ha causato un sacco di problemi … per tutta la vita, con gli uomini che ho avuto, mi sono sempre sentita piena di gratitudine perché stavano con me. Con me che non mi sentivo niente di speciale. Ero come un cagnolino randagio, che appena gli dai un po’ di affetto scodinzola felice e ti rimane fedele a vita. Per  quel poco di affetto davo in cambio tutta me stessa, spalancavo l’anima e lasciavo cadere ogni difesa, gli offrivo tutta me stessa e loro prendevano tutto, per poi andarsene senza neppure dire grazie. Come qualcuno che vedendo il volo di una  farfalla non si accontenta di seguirlo con lo sguardo  ma cerca di afferrarla e nel farlo le strappa le ali. E mentre lei cade a terra, si gira dall’altra parte e dice con noncuranza "Peccato era una farfalla così bella…." Allora non me ne rendevo conto, se solo per un istante avessi avuto consapevolezza di me e di quel che valevo, se mi  fossi resa conto che stavo regalando la bellezza dell’amore a degli imbecilli, se mi fossi voluta bene solo un po’…  forse mi sarei fermata in tempo. Invece no, non mi sono fermata, anzi ho accelerato i giri finché l’impatto non è stato devastante. E’ stato come risvegliarsi dopo un brutto sogno senza capire dove ti trovi. Ho rischiato di perdermi, di trasformarmi in una persona che non ero io. Stavo per diventare quella che gli altri vedevano, quella che volevano che fossi: una farfalla senz’anima. Ma quella bambina-bruco che avevo per così tanto tempo tentato di cancellare ha cominciato a gridare dentro di me così forte che non ho  potuto fare a meno di ascoltarla. Ho cominciato ad amarla quella bambina buffa e fuori tempo, ho cominciato a coccolarla anziché cercare di ucciderla. Senza di lei, non sarei quel che sono oggi e quel che sono mi piace. Non odio più la mia immagine allo specchio, neppure la amo…semplicemente sono io e va bene così. Mi riconosco in quel riflesso e mi sorrido, non scappo più via da me stessa.Quella diversità che mi aveva tanto fatto soffrire da adolescente ora è la mia forza.  Vorrei essere ancora invisibile quando cammino, ma se gli uomini si girano non penso più che lo facciano perché sono brutta ma solo per i loro atavici scompensi ormonali. Anzi diverse volte mi sono tolta la  lasciarmi guardare, di giocare con la mia immagine, di osare, sapendo che è solo un’ironica  "rivincita" sul bruco che ero, sulle mie insicurezze e sulla mia timidezza. Con la consapevolezza raggiunta che la vera bellezza è dentro di noi e che la mia anima è per pochi, per quei pochi che sanno guardare oltre l’apparenza e amarmi per come sono ogni giorno. La verità? E’ stata una lunga rinascita…lunga e dolorosa ma senza quel dolore non sarei quel che sono…. Sono una farfalla con l’anima da bruco ed è questo che fa la differenza con le altre farfalle …

La bambina col cappotto azzurro-cielo
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