venerdì 22 novembre 2013

IL MIO AVVERSARIO

Tutte le mattine è di fronte a me: il respiro regolare, gli occhi infuocati, la voglia di vincere. I nostri sguardi si incrociano per un istante prima di cominciare a combattere. Conosco la sua espressione incredula ogni volta che fallisce un attacco, ogni volta che il mio braccio intercetta e para il suo pugno. Non si capacita che la sua bravura, la sua determinazione e il suo coraggio, non bastino a sorprendermi, a penetrare la mia guardia, a infliggermi il colpo definitivo. Si sposta rapido, esercita con ostinazione il suo pressing, attacca con fulminee combinazioni di braccia e di gambe; il cuore batte nel petto largo, come un cavallo da domare, le ultime energie si dissolvono nei respiri finali del suo ormai impagabile debito d’ossigeno. Ma non arretra di un passo. Conosco tutto di lui: quello che sa lo ha imparato in molti anni di paziente lavoro, continue correzioni, infiniti rimproveri, puntuali incoraggiamenti, fiumi di sudore di fatica, voglia di cedere, delusioni profonde e gioie immense. Conosco ogni cambiamento del suo volto mentre combatte: la piega amara della bocca, l’ombra che vela il suo sguardo, i movimenti inconsci e riflessi che preannunciano i suoi affondi. Conosco le sue tattiche, so dove vogliono portare le sue finte e dove colpirà. Conosco tutti i suoi difetti: la difesa incerta, gli attacchi ingenui e scomposti, la rabbia che annebbia la sua mente e  inevitabilmente lo conduce alla sconfitta. Conosco il suo cuore: so quando trema il suo spirito, quando vacilla la sua sicurezza, quando s’impenna il  suo orgoglio pronto a caricare come un bisonte. So che non mollerà finché non avrà vinto. Neppure io. Lo rivedo ogni volta che mi guardo allo specchio: tutte le mattine è di fronte a me. Combatto contro di lui, combatto contro me stessa, ogni volta.  Il nostro più temibile avversario è sempre in agguato dentro di noi.

La bambina col cappotto azzurro-cielo
La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright

giovedì 7 novembre 2013

LA VITA NON CE LA SCEGLIAMO....

Hai presente la pallina di un flipper? Che rimbalza impazzita ma quando sta per raggiungere il top score, te la vedi scivolare giù e ci rimani di sasso! Ecco oggi mi sento come quella pallina, che sul più bello, dopo aver tanto rimbalzato, scivola via e game over... Tanta fatica, tanto darsi da fare per niente....Il tempo è volato via, anni come minuti, giorni, settimane, tutto in un attimo, e ho preso atto che che non ho realizzato un millesimo di tutto quello che avevo in mente: il mio grande romanzo è ancora metà sparso in un cassetto e metà sparso nella mia testa, e tutti i miei progetti sono ben lontani dal diventare realtà. No, non immaginavo così la mia vita. Immaginavo che avrei avuto tempo, tempo per fare tutto.....ma i giorni passano veloci, come quando mandi avanti un dvd, le scene si sovrappongono e ti ritrovi a metà del film senza essertene resa conto. Mi sono ritrovata a metà del film in un lampo.
Non ho un marito in pantofole sul divano a fare zapping alla tv, non ho figli su cui riversare tutte le mie aspirazioni mancate, non ho un abbonamento alla pay tv, non passo le domeniche all’Ikea ne le ferie in un villaggio turistico all-inclusive. Non ho neppure la macchina e neanche lo smartphone. Insomma, a sentire le mie amiche, non ho niente di quel che fa una donna felice. Però c’è stato un tempo, che adesso sembra appartenere ad un altra persona, in cui avevo il pacchetto "vita-perfetta" e ho tirato un calcio a tutto quanto, perché in quella vita, apparentemente, invidiabile io non ci stavo dentro e non so fingere. Tra una vita perfetta ma senza amore, ho scelto una vita imperfetta, ma piena d'amore.  Ho fatto la scelta giusta? Quando tra vent'anni guarderò indietro sarà la vita a darmi la risposta. D'accordo, ho giusto un tetto di paglia sulla testa e per adesso regge..... E' una lotta continua la vita....
Ho lottato  e lotto con le unghie e con i denti, ho fatto un mucchio di cazzate ma non ho mai mentito, anche quando la verità  faceva male, mi sono data anima e corpo a uomini che non meritavano neppure le mie briciole, e ho pagato ogni sbaglio col prezzo più alto, ho toccato il fondo e sono riemersa. Dai miei errori ho imparato tanto ma questo non significa che non ne rifarò di nuovi domani. Ne faccio tutti i giorni e il bello forse è proprio questo, che continuo a sbagliare e continuo ad imparare. In realtà mi rendo conto che sono alla ricerca, mi manca qualcosa, qualcosa che non so definire di preciso.... Voglio scoprire ogni giorno cose nuove, ho bisogno di non  dare mai nulla per scontato, di sentire sempre l’energia fluire nelle vene assieme alla voglia di ridere e giocare, ho bisogno di capire, per questo mi faccio mille domande.
Illustrazione Zurab Martiashvili 
Oggi il mio bilancio non mi sembra tanto positivo, forse perché le cose girano storte e non vedo niente di buono nel domani. Ma in fondo se mi guardo indietro, so di averne fatta di strada, e so di poter essere fiera di me stessa. Forse domani quel libro lo scriverò davvero, forse le cose cambieranno, forse no... forse la vita non ce la scegliamo, dobbiamo solo imparare a starci a galla... 


La bambina col cappotto azzurro-cielo
La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright

mercoledì 6 novembre 2013

L'amore non è una gabbia

C'era una volta un uccellino, con ali perfette e piume lucenti, colorate e meravigliose. Insomma, un animale creato per volare in libertà nel cielo, e rallegrare chiunque lo vedesse. Un giorno, una donna vide questo uccellino e se ne innamorò. Stupefatta, si fermò a osservarne il volo con il cuore che batteva all'impazzata, e gli occhi brillanti di emozione. Lo invitò a volare vicino a lei, e  insieme vagarono attraverso i cieli e le terre in perfetta armonia. Lei  ammirava, venerava, celebrava quell'uccellino. Ma poi pensò: E se volesse conoscere le montagne lontane?? Ebbe paura. Paura di non provare mai più quel sentimento con altri uccellini. E provò anche invidia: invidia per la sua capacità di volare.Si sentiva sola. E allora si disse: Preparerò una trappola. La prossima volta che arriverà, non potrà più andare via. L'uccellino, parimenti innamorato, tornò il giorno seguente, cadde nella  trappola e fu imprigionato in una gabbia.Lei trascorreva ore a guardarlo, tutti i giorni. Era l'oggetto della sua  passione e lo mostrava alle amiche, che dicevano: Ma tu hai davvero  tutto. Poi cominciò a verificarsi una strana trasformazione: visto che possedeva l'uccellino, e non aveva più bisogno di conquistarlo, lentamente  perse interesse per lui. E l'uccellino, non potendo volare ed esprimere il senso della propria vita, a poco a poco deperì, la lucentezza delle sue  piume svanì e divenne brutto. La donna non gli prestava più attenzione, se non per nutrirlo e pulirgli la gabbia. Un giorno, l'uccellino morì. Lei ne fu profondamente rattristata e iniziò a pensare sempre a lui. Tuttavia non si ricordava della gabbia, rammentava soltanto il giorno in cui lo aveva visto per la prima volta, mentre volava  felice fra le nuvole. Se avesse osservato se stessa, avrebbe scoperto che ciò che l'aveva colpita in quell'uccellino era la libertà, l'energia delle sue ali in movimento, e non il suo corpo fisico.Senza l'uccellino, la sua vita perse di significato, e la Morte andò a bussarle alla porta. "Perché sei venuta?" le domandò lei. “Per farti volare di nuovo insieme a lui nel cielo” rispose la Morte. Se lo avessi lasciato partire e tornare, lo avresti amato e ammirato anche di più. Ora, invece, hai bisogno di me per poterlo rincontrare.


 Paulo Coelho da Undici Minuti