sabato 14 dicembre 2013

LO SPIRITO DEL NATALE

Il mio primo Natale mi hanno regalato un orsacchiotto, un orsacchiotto col pelo marrone chiaro e gli occhioni azzurri. C’è una foto in cui sono seduta sotto un grande albero illuminato e  stringo forte l’orsacchiotto dagli occhi azzurri, che è grande il doppio di me e sembra volermi proteggere. Ora invece sembra così piccolo e indifeso ma ancora, a suo modo, si prende cura di me … ce l’ho sul letto e non me ne separerò mai. Sotto quell'albero ogni Natale c’erano tanti regalini ma erano così semplici che farebbero sorridere i bambini di oggi. Chiedevo sempre i vestitini della Barbie e a volte me li faceva mia madre con i ritagli di stoffa e quando sono stata in età di leggere ho cominciato a chiedere libri. Ricordo un Natale,  avevo 7 anni e mi hanno regalato Zanna Bianca e Pattini d’Argento, e ho passato tutta  la giornata a leggere e pattinare sul ghiaccio con la fantasia! Certo i  tempi sono cambiati ma ci sono cose che non cambiano mai.  Adoro le luci, i colori, gli addobbi dappertutto, le canzoni di Natale, i babbi natale sui terrazzi, il profumo dello zucchero  a velo sul pandoro, i presepi, i film di natale dove tutto finisce sempre bene, insomma melassa a fiumi, roba da far venire il diabete da quanto è sdolcinata! Ma mi mette allegria, mi fa  venire voglia di dire a tutti quelli che incontro anche se non li conosco "Buon Natale!" come quando ero bambina… a volte lo faccio ancora e mi prendono per pazza. Certe  cose non cambiano…. E non cambia l’amore con cui si dona qualcosa. Sono regali semplici e poco costosi, come quando ero bambina, ma fatti col cuore, studiati e cercati magari mesi prima, apposta per la persona che li riceve.  Ogni cosa, dalla carta con cui sono fasciati, al fiocco, al bigliettino, ogni cosa è fatta con amore e  con semplicità. Mia madre mi raccontava sempre che da piccola trovava noci, arance, e dolci come regali di Natale. C'era la fame e quei pochi frutti valevano come gioielli. E quanta gioia c’era nello sbucciare quelle arance profumate!  Soldi  non ce ne sono mai stati, ma amore… quello ce n’è sempre in
abbondanza. E’ questo che rende speciale ogni Natale. La  semplicità del dare qualcosa, del dare un sorriso, un abbraccio, un dono semplice, a qualcuno che magari non se lo aspetta. Mi viene da sorridere ripensando a quei Natali di bambina, e nella memoria se ne sovrappongono altri più recenti, Natali di solitudine e dolore. Ho sofferto moltissimo per quest’ipocrisia natalizia che fa sentire tutti più buoni ma in realtà rende solo un po’ più fasulli. Finché ho capito che il Natale non è per  tutti. Il Natale è solo per chi sa amare, per chi ha amore da dare, e voglia di dividerlo con gli altri. Il Natale è per chi sa che basta davvero poco per far felice qualcuno. Il Natale è per  chi sa che non occorre aspettare Natale per regalare un abbraccio.  Il Natale è per chi non si sente "più buono" perché una volta all'anno fa qualcosa che dovrebbe fare tutti i giorni… Il Natale è per chi conosce il valore della parola Amore …Il dono più bello di tutti sarà ancora una volta, ancora come quando ero bambina, l’Amore che mi circonda e che  che rende speciale la mia vita. Nella notte più magica dell’anno, mi addormenterò ancora una volta stringendo forte gli occhi e aspettando Gesù Bambino, e la mattina dopo sotto l’albero so che troverò doni semplici e sinceri, e che importanza ha se ce li ho messi io? E se fosse stato Gesù Bambino?  In fondo io a Gesù Bambino ci credo ancora.

Sullo stesso argomento leggi anche: CREDO ANCORA A GESU' BAMBINO

La bambina col cappotto azzurro-cielo
La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright

venerdì 22 novembre 2013

IL MIO AVVERSARIO

Tutte le mattine è di fronte a me: il respiro regolare, gli occhi infuocati, la voglia di vincere. I nostri sguardi si incrociano per un istante prima di cominciare a combattere. Conosco la sua espressione incredula ogni volta che fallisce un attacco, ogni volta che il mio braccio intercetta e para il suo pugno. Non si capacita che la sua bravura, la sua determinazione e il suo coraggio, non bastino a sorprendermi, a penetrare la mia guardia, a infliggermi il colpo definitivo. Si sposta rapido, esercita con ostinazione il suo pressing, attacca con fulminee combinazioni di braccia e di gambe; il cuore batte nel petto largo, come un cavallo da domare, le ultime energie si dissolvono nei respiri finali del suo ormai impagabile debito d’ossigeno. Ma non arretra di un passo. Conosco tutto di lui: quello che sa lo ha imparato in molti anni di paziente lavoro, continue correzioni, infiniti rimproveri, puntuali incoraggiamenti, fiumi di sudore di fatica, voglia di cedere, delusioni profonde e gioie immense. Conosco ogni cambiamento del suo volto mentre combatte: la piega amara della bocca, l’ombra che vela il suo sguardo, i movimenti inconsci e riflessi che preannunciano i suoi affondi. Conosco le sue tattiche, so dove vogliono portare le sue finte e dove colpirà. Conosco tutti i suoi difetti: la difesa incerta, gli attacchi ingenui e scomposti, la rabbia che annebbia la sua mente e  inevitabilmente lo conduce alla sconfitta. Conosco il suo cuore: so quando trema il suo spirito, quando vacilla la sua sicurezza, quando s’impenna il  suo orgoglio pronto a caricare come un bisonte. So che non mollerà finché non avrà vinto. Neppure io. Lo rivedo ogni volta che mi guardo allo specchio: tutte le mattine è di fronte a me. Combatto contro di lui, combatto contro me stessa, ogni volta.  Il nostro più temibile avversario è sempre in agguato dentro di noi.

La bambina col cappotto azzurro-cielo
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giovedì 7 novembre 2013

LA VITA NON CE LA SCEGLIAMO....

Hai presente la pallina di un flipper? Che rimbalza impazzita ma quando sta per raggiungere il top score, te la vedi scivolare giù e ci rimani di sasso! Ecco oggi mi sento come quella pallina, che sul più bello, dopo aver tanto rimbalzato, scivola via e game over... Tanta fatica, tanto darsi da fare per niente....Il tempo è volato via, anni come minuti, giorni, settimane, tutto in un attimo, e ho preso atto che che non ho realizzato un millesimo di tutto quello che avevo in mente: il mio grande romanzo è ancora metà sparso in un cassetto e metà sparso nella mia testa, e tutti i miei progetti sono ben lontani dal diventare realtà. No, non immaginavo così la mia vita. Immaginavo che avrei avuto tempo, tempo per fare tutto.....ma i giorni passano veloci, come quando mandi avanti un dvd, le scene si sovrappongono e ti ritrovi a metà del film senza essertene resa conto. Mi sono ritrovata a metà del film in un lampo.
Non ho un marito in pantofole sul divano a fare zapping alla tv, non ho figli su cui riversare tutte le mie aspirazioni mancate, non ho un abbonamento alla pay tv, non passo le domeniche all’Ikea ne le ferie in un villaggio turistico all-inclusive. Non ho neppure la macchina e neanche lo smartphone. Insomma, a sentire le mie amiche, non ho niente di quel che fa una donna felice. Però c’è stato un tempo, che adesso sembra appartenere ad un altra persona, in cui avevo il pacchetto "vita-perfetta" e ho tirato un calcio a tutto quanto, perché in quella vita, apparentemente, invidiabile io non ci stavo dentro e non so fingere. Tra una vita perfetta ma senza amore, ho scelto una vita imperfetta, ma piena d'amore.  Ho fatto la scelta giusta? Quando tra vent'anni guarderò indietro sarà la vita a darmi la risposta. D'accordo, ho giusto un tetto di paglia sulla testa e per adesso regge..... E' una lotta continua la vita....
Ho lottato  e lotto con le unghie e con i denti, ho fatto un mucchio di cazzate ma non ho mai mentito, anche quando la verità  faceva male, mi sono data anima e corpo a uomini che non meritavano neppure le mie briciole, e ho pagato ogni sbaglio col prezzo più alto, ho toccato il fondo e sono riemersa. Dai miei errori ho imparato tanto ma questo non significa che non ne rifarò di nuovi domani. Ne faccio tutti i giorni e il bello forse è proprio questo, che continuo a sbagliare e continuo ad imparare. In realtà mi rendo conto che sono alla ricerca, mi manca qualcosa, qualcosa che non so definire di preciso.... Voglio scoprire ogni giorno cose nuove, ho bisogno di non  dare mai nulla per scontato, di sentire sempre l’energia fluire nelle vene assieme alla voglia di ridere e giocare, ho bisogno di capire, per questo mi faccio mille domande.
Illustrazione Zurab Martiashvili 
Oggi il mio bilancio non mi sembra tanto positivo, forse perché le cose girano storte e non vedo niente di buono nel domani. Ma in fondo se mi guardo indietro, so di averne fatta di strada, e so di poter essere fiera di me stessa. Forse domani quel libro lo scriverò davvero, forse le cose cambieranno, forse no... forse la vita non ce la scegliamo, dobbiamo solo imparare a starci a galla... 


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mercoledì 6 novembre 2013

L'amore non è una gabbia

C'era una volta un uccellino, con ali perfette e piume lucenti, colorate e meravigliose. Insomma, un animale creato per volare in libertà nel cielo, e rallegrare chiunque lo vedesse. Un giorno, una donna vide questo uccellino e se ne innamorò. Stupefatta, si fermò a osservarne il volo con il cuore che batteva all'impazzata, e gli occhi brillanti di emozione. Lo invitò a volare vicino a lei, e  insieme vagarono attraverso i cieli e le terre in perfetta armonia. Lei  ammirava, venerava, celebrava quell'uccellino. Ma poi pensò: E se volesse conoscere le montagne lontane?? Ebbe paura. Paura di non provare mai più quel sentimento con altri uccellini. E provò anche invidia: invidia per la sua capacità di volare.Si sentiva sola. E allora si disse: Preparerò una trappola. La prossima volta che arriverà, non potrà più andare via. L'uccellino, parimenti innamorato, tornò il giorno seguente, cadde nella  trappola e fu imprigionato in una gabbia.Lei trascorreva ore a guardarlo, tutti i giorni. Era l'oggetto della sua  passione e lo mostrava alle amiche, che dicevano: Ma tu hai davvero  tutto. Poi cominciò a verificarsi una strana trasformazione: visto che possedeva l'uccellino, e non aveva più bisogno di conquistarlo, lentamente  perse interesse per lui. E l'uccellino, non potendo volare ed esprimere il senso della propria vita, a poco a poco deperì, la lucentezza delle sue  piume svanì e divenne brutto. La donna non gli prestava più attenzione, se non per nutrirlo e pulirgli la gabbia. Un giorno, l'uccellino morì. Lei ne fu profondamente rattristata e iniziò a pensare sempre a lui. Tuttavia non si ricordava della gabbia, rammentava soltanto il giorno in cui lo aveva visto per la prima volta, mentre volava  felice fra le nuvole. Se avesse osservato se stessa, avrebbe scoperto che ciò che l'aveva colpita in quell'uccellino era la libertà, l'energia delle sue ali in movimento, e non il suo corpo fisico.Senza l'uccellino, la sua vita perse di significato, e la Morte andò a bussarle alla porta. "Perché sei venuta?" le domandò lei. “Per farti volare di nuovo insieme a lui nel cielo” rispose la Morte. Se lo avessi lasciato partire e tornare, lo avresti amato e ammirato anche di più. Ora, invece, hai bisogno di me per poterlo rincontrare.


 Paulo Coelho da Undici Minuti

domenica 27 ottobre 2013

CORRO INCONTRO ALL'ALBA

Il mio respiro regolare nel silenzio. Vento freddo sul viso. Mille aghi di ghiaccio tra i capelli. Spruzzi di mare e salsedine. Lascio impronte sulla sabbia che le onde cancellano.
Corro.
Aumento progressivamente il ritmo. I passi sono fluidi e regolari. Le gambe spingono sempre di più. Uno due tre uno due tre uno due tre... un passo dopo l'altro. Ogni muscolo del mio corpo è teso e scattante. Mi sento leggera, senza pensieri, senza peso. Sfido la legge di gravità, come se da un momento all'altro potessi spiccare il volo. Aumento la falcata. Il respiro si fa affannoso. I battiti del cuore accelerano. Tutto il corpo pare sul punto di smaterializzarsi da un momento all'altro. Corro e divento una sola cosa con la sabbia, il mare e l'aria. Sono vento, mi sollevo e volo via.
Corro. 
Non so da quanto. Il tempo sembra essersi fermato. I muscoli cominciano a dolermi, le gambe diventano pesanti e il respiro si fa più affrettato. Tutto il mio corpo grida: Fermati!  Ogni muscolo pare irrigidirsi, contrarsi, indurirsi. Mi pare di non riuscire neppure a respirare. La fatica prende il sopravvento. Ogni passo è un passo oltre il mio limite. No, non mi fermo....La mente accelera. I piedi la seguono. La mente non conosce fatica. E' nella mente la forza di non fermarsi, di andare sempre oltre. Quando mi sembra di non farcela più, quando il cuore sembra scoppiare e le gambe sono pesanti...allora spingo più forte. E' quello il momento in cui decidere se continuare o fermarsi. E' quello il momento in cui dai tutto.
Corro.
L'ultimo chilometro è una lotta contro me stessa, una lotta per me stessa, per sentirmi viva e libera. Finalmente libera! Una sensazione di euforia mi assale, mi dà nuova energia. Non sento più la fatica e il respiro torna regolare. I muscoli si sciolgono, tutto il corpo si tende in avanti in una  progressione costante, i passi sempre più veloci sono nuovamente fluidi e leggeri. E' come tagliare il traguardo, è una vittoria, una piccola  significativa vittoria che mi fa sentire più forte.
Corro.
Non mi fermerò ne ora ne mai. E ogni volta quando il mio corpo griderà fermati, farò un passo avanti e poi un altro ancora.
Corro. Non penso a niente. La mia mente è un cielo azzurro. Riesco a staccarmi da me stessa come fossi una proiezione del mio corpo.
Guardo avanti,oltre  la strada, oltre l'orizzonte.
Voglio raggiungerlo quell'orizzonte. Ovunque sia gli correrò incontro.
Corro incontro all'alba.
Corro. E sono vento.

 PS: Dedicato a tutti quelli che mi chiedono sempre: Ma perché corri?



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martedì 22 ottobre 2013

STANOTTE SCRIVO

      Dita scorrono
veloci sulla tastiera
      nella penombra
      di una notte insonne.
      Come un pennello
 colorano
 immense praterie.
      Fogli bianchi
da percorrere
      con versi decisi
      a volte leggeri
      o appena sfumati.
      Stringo a me
      ognuna delle mie visioni
      in un crescente delirio
      di personaggi, storie,
      anime da plasmare.
     Vivo per saziarmi
con occhi curiosi
e raccontare la vita.
      Con le parole
      non interrompo
      il flusso dei sogni
      ma li trasformo
      in altri sogni
      da inseguire al risveglio. 
      Appartengo      
      alle mille anime che popolano
      la mia mente.
      Il mio sangue
      ha tutti i colori di un quadro
      dove si intrecciano storie.  
  Il mio sangue scorre
      tra le parole
      come un fiume
      che pace non trova
      fino al mare.
      Fino alla parola
      fine
      della storia
      che scrivo stanotte.

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mercoledì 9 ottobre 2013

PROTEGGERSI SEMPRE, CONTINUAMENTE

La regola numero 1 è PROTEGGERSI SEMPRE, CONTINUAMENTE. Lo ripete Clint Eastwood in uno dei miei film preferiti. Se non ti proteggi da sola, chi lo farà per te? Proteggiti bambina che questa vita appena giri le spalle ti frega! Proteggiti che tutti ti sorridono davanti ma appena possono ti pugnalano alla schiena! E’ un mondo di egoisti ed ipocriti. Tieni sempre la guardia alzata, guardati alle spalle, schiva i colpi, incassa in silenzio, e se cadi, rialzati. Di nuovo in piedi, a testa alta.
Non mollare, nemmeno quando è troppo dura, nemmeno quando l’onda ti travolge, l’aria ti manca e la corrente non ti aiuta a risalire.
Devi imparare a controllare il fiato e padroneggiare le emozioni, non lasciare che prendano il sopravvento.
Devi comprimerle dentro di te finché non scoppiano così violentemente da stendere tutto ciò che trovano sulla loro traiettoria.
Devi soffocare la voce quando vorresti urlare, devi restare impassibile quando dentro scalpiti come un cavallo imbizzarrito, devi saper aspettare quando vorresti lanciarti come un kamikaze. E poi al momento giusto, lasciare che tutto questo esploda.
Controlla, guarda, osserva, scruta, studia, muoviti, anticipa l’avversario, sorprendilo, impara a conoscerlo, a conoscerti. Conserva un po’ di fiato per quell'onda troppo alta, mantieni un po’ di forze, per quella salita troppo tosta.
Devi combattere se vuoi sopravvivere, devi lottare per poi uscirne col sorriso, con la forza che ti infonde il sapore di avercela fatta, la soddisfazione di aver resistito, di non  aver mollato.
Ricordi quella sensazione inebriante di vittoria che ti ripaga di qualsiasi sofferenza? Resisti ! Dopo sarai fiera di aver stretto i denti, dopo non ricorderai più il dolore, quello passa. Dopo un po’ non la fatica non lo senti più, diventa una compagna di strada, quasi un’abitudine della quale non sai più  fare a meno. Dopo un po smetti anche di piangere e ti accorgi di non avere più lacrime ma solo rabbia, rabbia, tanta rabbia!
Ci sono lividi che fanno male tutta la vita, ferite che non si  rimarginano mai perché troppo vicine all'osso, ma ogni errore di oggi è uno sbaglio in meno di domani, ogni pugno preso sarà un pugno che schiverai la prossima volta. Il dolore sulla tua pelle t’insegna più di qualsiasi manuale. Ma la vita se te le giochi bene ti dà più di una possibilità. La vita, se sai avere pazienza, e vedere lontano, ti ripagherà sempre, prima o poi.
E' un po come nella boxe: un bravo pugile, per vincere e sferrare il colpo finale, deve anche sapere quando arriva il momento di arretrare. Nella boxe tutto funziona al contrario: per tirare di braccia devi allenare le gambe, per colpire di destro scarichi tutto sul piede sinistro, invece di allontanarti dal dolore, come farebbe qualunque persona sana, gli vai incontro. Come te che non scappi ma vai incontro alla vita anche quando è dolore. Quanti pugni in faccia hai preso bambina! Quanti ne prenderai ancora! Ma almeno potrai dire di aver vissuto, di essertela giocata fino in fondo questa sfida!
Un passo o due per poter continuare a combattere. Uno di troppo, per essere fuori dal gioco. E tutto sta a lui. Tutto sta a te bambina.
 
La bambina col cappotto azzurro-cielo
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martedì 8 ottobre 2013

Far piangere una donna....


State molto attenti a far piangere una donna
Che poi Dio conta le sue lacrime
La donna è uscita dalla costola dell’uomo
Non dai piedi perché dovesse essere calpestata
Né dalla testa per essere superiore
Ma dal fianco per essere uguale…
Un po’ più in basso per essere protetta
E dal lato del cuore per essere Amata.

Talmud

martedì 1 ottobre 2013

PARLO CON TE (ANCORA UNA VOLTA)


Ogni notte torno in quella stanza assieme a te. Spesso ti guardavo dormire mentre ti agitavi irrequieto tra le mie braccia. Sentivo che eravamo imprigionati in un libro di cui stavi scrivendo la trama. Torno ancora a conversare con te. La notte porta un silenzio che mi spinge a parlarti e penso che forse anche tu stai parlando con me.  Ho passato notti insonni a toccare il tuo corpo nudo, ti ho toccato per rendermi conto che esistevi. Ho toccato le lenzuola, le piastrelle del pavimento, i muri, ogni cosa, per rendermi conto che noi esistevamo in quella camera, in quel momento e non era soltanto un sogno. Anche tra mille anni, quei giorni saranno esistiti. E noi con loro. E' un libro senza parole, senza inchiostro, senza pagine. Un libro che credevamo di scrivere, ma era già scritto. 
Ho imparato a conoscere il tuo dolore attraverso la musica. Nei tuoi sussurri ho ascoltato le rabbiose grida di vendetta sul destino. Sfiorando il tuo corpo ho avvertito quella forza che è la tua rivincita sulla vita. Ho visto la solitudine che tenti di nascondere anche a te stesso, ho visto i tuoi occhi stanchi perdersi nel fumo cercando un sorriso che non avevi dentro. Ho percepito nelle tue parole la paura di vivere, ciò che ti spinge a una continua fuga senza meta. Ogni notte ti chiedevo se fosse l'ultima: rispondevi  "forse". Non avevi certezze e non facevi mai programmi. Mi stringevi a te, mi confortavi, poi ti abbandonavi ad un sonno senza pace. In quei momenti ti abbracciavo con tutta la dolcezza che era in me, avrei voluto cullarti fino a liberarti da quella disperazione. Avrei voluto che smettessi di scappare da te stesso e imparassi ad amarti quanto ti amavo io. Ti parlo ancora una volta. Sto camminando senza meta nella notte,  in un posto che non conosco, in un tempo che non so. I tuoi occhi blu. Sono certa di averli visti oggi al tramonto. Facevano paura, tanto erano blu in quel sole rosso. Mi ritrovo sempre più spesso ad evocare la tua immagine, come un miraggio irraggiungibile.Ti sento tra le mani, così vivo, caldo, palpitante com'eri al mio fianco nel letto poi improvvisamente scivoli via  tra le dita.... 
Da quel giorno di febbraio sarei voluta tornare indietro mille volte. Mille volte sono arrivata alla tua porta e ogni volta sono scappata. Troppo tardi mi sono resa conto che eri parte di me e fuggire era solo un vano tentativo di fuggire da me stessa, da Dio e dal mondo, perché tu ci saresti sempre stato. 

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mercoledì 25 settembre 2013

DONNE COUGAR E TOY BOYS

Jesus Pinto da Luz (in italiano  Gesù pulcino di luce) ex toy boy di Madonna
Da Ivana Trump a Madonna, da Lory Del Santo a Rita Rusic, da Amanda Lear a Demi More, da Susan Sarandon a Sharon Stone, chi più ne ha più ne metta, la moda toy boy sta dilagando ormai da diversi anni. 
"Bello sforzo!" direte voi, alcune sono bellissime donne che non hanno niente da invidiare alle ventenni, chi non andrebbe con Sharon Stone? Ma pure tra le donne della "porta accanto" impazza la ricerca sfrenata del giovanotto belloccio da esibire alle amiche. Più giovane è meglio è. D’accordo che gallina vecchia fa buon brodo e  per un giovane aitante e desideroso di imparare la vita, una coetanea a volte è un po’ come una minestrina di dado. Allora perché accontentarsi di un surrogato quando si può avere la regina delle zuppe? Non dico che un uomo o una donna non possano essere attratti da persone più giovani o più vecchie, l’amore non ha bisogno della carta d’identità, se tra due persone scocca la scintilla non c’è età anagrafica che conti e che possa fermare l’emozione. Ma questo è un'altro discorso..... Personalmente ad uno di vent'anni meno di me non saprei proprio cosa dire, a meno che fosse straordinariamente maturo per la sua età. Ci separerebbero distanze siderali in termini di esperienze di vita e prospettive di futuro. E visto che è già difficile trovare quarantenni maturi figurarsi ventenni maturi!  Poi diciamolo senza ipocrisia, chi si accompagna ad un uomo/donna con 20/30 anni di più, spesso (non sempre) lo fa per "interesse" non per sentimento puro. Ammetto che le donne che ostentano il toy boy le trovo patetiche. Ma allo stesso modo in cui trovo patetici gli uomini che si accompagnano a ragazze che potrebbero essere loro figlie o nipoti. Non ne faccio una questione di maschilismo o femminismo, solo di dignità personale. Non facciamo finta che siano favole a lunga durata, e che lui finirà a fare amorevolmente da badante a lei o viceversa. Alla fine in queste toy story tutto si risolve a colpi di avvocato, vedi Gina Lollobrigida che dice di essere "stata" sposata a sua insaputa, con uno che potrebbe essere  suo figlio (ma si può essere sposati senza saperlo?), Barbara De Rossi che finisce in tribunale accusando il toy boy di averle rubato la Porche, ma lui dice che era un regalo (vorrai regalare una  misera Porche al tuo toy boy mica pretendi che ti porti alle feste con la Panda) o Lory del Santo che dice di esser stata derubata da alcuni suoi ex toy boy (lei ne ha una collezione e l'età diminuisce sempre più).  Nel caso del mondo dello spettacolo, è evidente che questi giovanotti sono in cerca di di visibilità, sono tutti (guarda caso) “aspiranti attori” di belle speranze e nella maggior parte dei casi si fanno pure mantenere e sono parecchio costosi. Ma ovviamente essendo nella non facile condizione del mantenuto, devono essere pure tendenzialmente zerbini, non possono certo fare tanto i machi fuori dal letto  sennò la “mamma” gli toglie la carta di credito.  Ho avuto la sventura di incappare in alcune scene di Pechino Express nel quale la “dolce” Corinne Clery trattava il suo toy boy peggio di un mocio vileda e lui zitto e muto a far da tappetino. Sembrava un rapporto madre-figlio altro che fidanzati. Che tristezza, per lui ma pure per lei. Addirittura stanno spuntando siti su siti che propongono toy boy a pagamento... Lo slogan di uno di questi è: "Diamo alle donne il giocattolo che vogliono"... Questa sarebbe l’emancipazione per il quale le femministe hanno combattuto?  La parità ci ha portato il diritto di liftarci le cosce, iniettarci qualunque veleno in faccia, e vantarci di avere il toy boy! Abbiamo accusato per secoli gli uomini di trattarci come un oggetto e poi appena ne abbiamo avuto l’occasione abbiamo invertito i ruoli e  siamo diventate peggio di loro.  E ce ne vantiamo pure! 
Non fraintendetemi,  noi donne con gli anni acquisiamo fascino, esperienza, sicurezza, conoscenza di noi stesse e del nostro corpo, capacità di ascolto e di relazionarci con gli altri che nessuna ventenne può avere. La vera consapevolezza di se arriva solo con l'età matura. Una quaranta/cinquantenne ha le armi per sedurre tutti gli uomini che vuole, di qualsiasi età.  Per una donna che ha vissuto una vita piena, appagante, che è professionalmente soddisfatta, che ha ormai una personalità strutturata e consapevole, è facile imporsi e dominare caratterialmente un qualsiasi giovane uomo che invece la personalità deve ancora costruirsela e le esperienze le sta facendo. Proprio per questo noi donne dovremmo avere sempre la dignità ed il rispetto di noi stesse e non cadere nel ridicolo. E un uomo dovrebbe avere la dignità di non farsi esibire come un chihuahua con guinzaglio di strass. 
Passi essere un bel giocattolino nelle mani di una  donna, e la cosa può essere senza dubbio piacevole per entrambi non lo nego,  ma un po’ di classe please. Il toy boy proprio no.  Mai. Né uomo, né donna, né toy-boy, né toy-girl, né giovani, né anziani. 

lunedì 23 settembre 2013

NON SI SCEGLIE DI AMARE


Facciamo (faccio) spesso l'errore di pensare che l'amore che proviamo lo senta anche l'altro. Ma non è sempre così.  Non possiamo costringere chi amiamo ad amarci a sua volta, anche se non vorremmo altro, anche se quello che sentiamo pensiamo basti per due.  L'amore è tante cose ma non è mai costrizione. Non si sceglie di amare o chi amare, e non si obbliga chi amiamo ad amarci. L'amore non si aspetta, non si cerca e non si trova. L'amore non si sceglie ma semmai ci sceglie. Lo fa senza motivo, senza preavviso, senza perché.  
E inevitabilmente quando l'altra persona non ti ama, ti ritrovi a chiederti come mai, a dirti che forse il tuo amore non era abbastanza, che forse tu non eri abbastanza, che hai sbagliato questo o quello. Ma no, non è per scelta il suo non amare, solo che non può. Semplicemente si ama o non si ama.  E non c'è nessuna spiegazione razionale.
Ma una cosa ho imparato: quando ti costringi ad amare una persona perché lei ti ama, non stai amando, ti stai accontentando. Quando ti aspetti che qualcuno ti ami, solo perché tu lo ami, ti stai accontentando. 
E l'amore non è mai accontentarsi. 

Riflessioni sull'amore  

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venerdì 20 settembre 2013

NINA PANNA E FRAGOLE

Illustrazione:Lauri Blank

Nina profumava di panna e fragole e  aveva i colori dell’estate: il giallo caldo del sole tra i capelli, l’azzurro limpido del mare nello sguardo, pelle dorata sottile come la sabbia più fine che scivola sotto i polpastrelli e riflessi di sale sulle labbra rosa corallo. 
Nina emanava luce, era radiosa come la speranza, fresca come la gioventù e dolce come l’ingenuità, la sua voce era come un tintinnio gioioso che ti metteva subito a tuo agio. 
Il suo corpo vibrava come uno strumento perfettamente accordato, non importa quali mani fossero a suonarlo, né quale fosse la melodia. Era sempre una musica perdersi in lei, scivolare lentamente su quel corpo caldo come velluto e morbido come seta, disegnando sentieri di terra e sabbia, strade conosciute che dal seno scendevano a valle fino al suo fiore accogliente. Lì potevano trovare ristoro le anime inquiete dei suoi  amanti bevendo quel suo nettare dolcissimo che placava ogni sete e tormento. 
Nina aveva molti amanti, così tanti che dopo un po’ aveva smesso di tenere il conto, ma non aveva nessun amore. Non si ricordava da quanto tempo un bacio non le facesse tremare le gambe e sciogliere il cuore. Il sesso era  un’altra cosa: era un’esigenza del suo corpo così giovane e inquieto, una frenesia animale che non dava pace all'anima, la voglia di darsi, perdersi tra braccia forti di sconosciuti, volti ansimanti che si muovevano prepotenti sopra di lei prendendo ciò che volevano. Lei gli diceva che potevano comprare il suo tempo ma non la sua anima, quella era un regalo, un dono generoso e inatteso che offriva ogni volta, assieme al suo corpo morbido e invitante. 
Fare l’amore era il suo modo di vivere e non ne conosceva altro. Anche se non c’era più un amore nella sua vita, dentro di sé aveva così tanta passione da farle male, proprio un dolore fisico, come se stesse per scoppiarle il cuore. Così viveva distribuendo anima e corpo senza  lesinare, regalando passione, sorrisi e serenità, risvegliando addormentati dalla noia, solleticando fantasie dimenticate ed inventandone ogni volta di nuove.  Non importa chi il destino le portava nel letto,  ogni volta per lei era un incontro unico: l’inizio e la fine di un amore. 
Nina aveva imparato a conoscere gli uomini e sapeva quel che volevano. Ogni uomo cerca una donna che lo ascolti per sentirsi di nuovo bambino, un’amante disponibile per sentirsi ancora maschio e  vivo tra braccia calde e cosce accoglienti, per aver qualcosa da raccontare, qualcosa di bello da ricordare quando domani tornerà a chiudersi tra quattro pareti di uno squallido ufficio in una vita che non gli piace e con una moglie che neppure lo guarda.
Così Nina ogni volta era amante, mamma, puttana, amica e complice. Ogni  volta era tutto ciò che loro volevano,  il suo corpo era come una dispensa piena di dolci per un affamato, invitava a prendere e prendere e lasciare solo le briciole. E  Nina era sempre dolce e disponibile, non si tirava  mai indietro, e se diceva no lo faceva sottovoce ed era un invito a tuffarsi ancora in quel mare di golosità.
Qualcuno diceva che Nina fosse pazza, la gente non si spiegava  il suo strano modo di vivere: perché non si sposava e non si metteva a far figli come tutte quante? Perché se ne andava in giro  con quell’ aria trasognata senza degnare di uno sguardo chi le passava accanto, come fossero tutti   trasparenti? E perché, dicevano i vicini, danzava per casa ogni notte da  sola, sulle note di una musica che nessuno conosceva? 
Ma Nina non era pazza. Lei sapeva che quelle storie non erano amore vero. Amare  è un’esperienza che a pochi è concessa ma lei era un’eletta. Essere amati può capitare nella vita, è una fortuna che il destino riserva a molti, ma  il vero privilegio è saper amare.  Tutti chiedono,  pretendono, vogliono,  prendono ma in pochi sanno dare. Lei non chiedeva altro che qualcuno a cui dare.
Nina aveva conosciuto  la bellezza e i tormenti di chi sa amare con cuore  sincero e viveva solo per amare ancora. Sapeva che sarebbe successo, se avesse avuto la pazienza e la forza di aspettare e tutto avrebbe avuto un senso nella sua vita. Fino allora, non avrebbe avuto importanza quanti uomini passavano nel suo letto o se la gente la considerava pazza. Fino allora avrebbe continuato a danzare, giocare, godere e vivere nell'unico  modo in cui era capace: regalando anima e corpo a chi incontrava sulla via. 

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martedì 17 settembre 2013

NOTTE DI PIOGGIA

Fuori piove, come se piovesse anche dentro me. Il cielo è buio, in pochi minuti si è fatta notte, tutto è scuro come avvolto da un lenzuolo di seta nera e una luce strana dona ombre sinistre al paesaggio. Presagi di un temporale forte e oscuro, presagi di un temporale dentro di me. Vorrei lasciarmi cadere e scivolare via, come l’acqua fa cadendo dal cielo, diventare fiume, abbandonarmi tra le tue braccia forti e perdermi nel tuo mare, voglio essere amata in questa notte di pioggia. Voglio amarmi  e diventare pioggia. Esplode il temporale dentro di me, nella mente il suono della tua voce, le parole sussurrate, i tuoi baci, la tua lingua che si infila fra le mie labbra e assorbe ogni mio spasmo e ogni lamento. Mi assale prepotente il ricordo di quelle sensazioni, mi alzo dal letto e mi siedo qui a scriverti. E' la mia pelle a scrivere, i miei sensi sono voce e li ascolto, li assecondo, li sospingo lentamente oltre quel limite che solo io posso valicare, avrei potuto portarti con me ma non ho voluto. Stanotte no, non voglio più pensare a te, la mente è concentrata a cogliere ogni minuscolo,  microscopico, piccolo contatto con il mio piacere.  Piove. Gocce accarezzano il mio corpo.Questa notte è solo mia.

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sabato 14 settembre 2013

Il dogma redivivo

"I dogmi hanno una natura molto sottile. Tu credi di esserti liberato da un dogma, da una credenza, e di fatto stai approdando ad un’altra. Rinunci alle menzogne del capitalismo per abbracciare quelle della rivoluzione. Abbandoni la sicurezza del cattolicesimo per ritrovarti colmo delle sicurezze del buddismo. Perdi il pregiudizio dell’omofobia per respirare a pieni polmoni il pregiudizio antimaschile. Abbandoni il bigottismo moralista di chi considera il sesso strano una patologia per abbracciare lo snobismo di chi crede che farlo alla missionaria sia da poveri sfigati. Smetti di berti le bugie degli inquinatori che consumano il pianeta per dissetarti delle balle degli ambientalisti che lo difendono. Ve lo ricordate il finale di Trainspotting? Basta con la vita folle della droga, scelgo un lavoro, la lavatrice, i pannolini.
Non c’è una sponda buona. Non c’è uno schema libero. Ci sei soltanto tu, e mille possibili prigioni in cui cullarti. Quel di cui parlo io è sciogliersi dalla necessità della sponda, della rete di sicurezza. La cosa più piacevole è che non c’è nessun trucco: non si tratta di accogliere una visione del mondo, quale che sia. Si tratta di smettere di aver bisogno di avercela, una visione del mondo".
Stefano Re

Questo scritto l'ho trovato interessante e offre grandi spunti di riflessione, volevo dividerlo con voi.

La pubblicazione è gentilmente autorizzata dall'autore, Stefano Re, che ringrazio.
 http://skorpiosnest.wordpress.com/
http://www.skorpio.net/

http://skorpiosnest.wordpress.com/2013/08/27/il-dogma-redivivo/
Testo coperto da Copyright, pubblicazione autorizzata dall’autore.

domenica 8 settembre 2013

PERCHE' TI HO SCELTO (E TI SCELGO OGNI GIORNO)

Ti scelgo ogni giorno, nel momento in cui apro gli occhi e sei il mio primo pensiero.  Tu sai come rendermi felice, sai quando inebriarmi di parole, quando stare in silenzio, quando spingermi e quando frenarmi, sai come prendermi, sai quando lasciarmi  da sola ma sempre rimanendo a vista.  Tu mi conosci meglio di chiunque altro, sai che amo le cose semplici, stare sdraiati su una spiaggia all'alba, una passeggiata mano nella mano, l'importante è che siamo insieme. Sai che non mi importa di indossare una magliettina presa a cinque euro, non mi importa dei regali, preferisco quei bigliettini che mi lasci dappertutto o i tuoi sms della buonanotte che ogni volta riescono a farmi piangere di gioia. Tu  sai come farmi arrabbiare, sai come punzecchiarmi, come farmi ridere, come asciugare le mie lacrime. Conosci i miei occhi ed ogni espressione del mio viso, sai cosa sto dicendo prima che io parli, a volte penso perfino che tu sappia quello che sto pensando. Tu sai quando ho bisogno di essere solo accarezzata, quando invece voglio essere sentita fino alle ossa, quando ho bisogno di essere strattonata per riprendermi. Tu sai che sono fragile, ma sai anche che sono tenace, che non mollo, che ho volontà da vendere, solo ho un cuore di cristallo da maneggiare con cautela. Tu conosci quel cuore di cristallo e tutte le sue crepe, cosi sai dosare con millimetrica perfezione le parole e i gesti, per non incrinarlo, sei premuroso come io non avrei mai creduto possibile potesse essere un uomo. Sì, perché gli uomini sono come elefanti in un negozio di porcellane ti mollano con scuse assurde, non si preoccupano se dietro di se lasciano lacrime o sorrisi, non si accorgono nemmeno quando ti feriscono. Tu sei premuroso, attento, sei diverso, o forse sei solo innamorato. Tu sai che io ti amo, sai che ti scelgo e ti sceglierei sempre e tu lo sai ma non te ne approfitti. Non mi pieghi, non mi spezzi, non fai leva sul mio amore per avere qualcosa in cambio, non mi usi per sentirti più forte ma per diventare più forti insieme. Tu non pensi a te, ma pensi sempre a noi. Tu semplicemente mi ami e mi stai accanto. Per questo ti scelgo ogni giorno e ti sceglierei per mille anni ancora. 

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venerdì 6 settembre 2013

IL CACCIATORE DI AQUILONI

Il romanzo ha ormai qualche anno ma per chi ancora non l'avesse letto, è una di quelle storie che ti entrano dentro. La vergogna di Amir di fronte al suo passato è un viaggio alla scoperta dei lati oscuri della nostra coscienza. Un confronto con le nostre debolezze e paure, con rimorsi e pentimenti che tendiamo a nascondere nelle pieghe dell’anima. Chi non vorrebbe avere nella vita l’opportunità di riparare ad un torto fatto, di adempiere ad una promessa, di tornare indietro e comportarsi diversamente in una o più occasioni. Quante volte diciamo: "Se potessi tornare indietro…" ma spesso non  abbiamo l’occasione o il coraggio di farlo. "Il passato non si può  seppellire" e per quanti sforzi possiamo fare nessuno di noi sfugge in eterno alla sua coscienza. Ad Amir la vita offre una possibilità di riscatto e lui sa coglierla, rischiando di perdere tutto, anche la vita, ma ritrovano finalmente se stesso. Il ritorno in Afganistan è l’unico modo per Amir per riappropriarsi del suo passato. L’unico modo per ritrovare noi stessi è affrontare le nostre paure.
     
C’è stato un tempo in cui Kabul era la città dei sogni: volavano gli aquiloni e i bambini davano loro la caccia. C’è stato un tempo, che oggi appare lontanissimo, dove i bambini non conoscevano la guerra e soprattutto un paese dove si aveva il tempo di essere bambini. C’è stato un tempo in cui Amir e Hassan erano bambini felici, erano amici per la pelle, erano i migliori cacciatori di aquiloni nei tornei cittadini. L’uno pashtun, l’altro hazara; l’uno sunnita, l’altro sciita; l’uno padrone, l’altro servo.  Poi l’invasione dei russi, la fuga di Amir e di suo padre in America, la presa del potere dei talebani in Afganistan, il regno del terrore e la fine di ogni libertà. Nei cieli di Kabul gli aquiloni smettono di volare e i bambini smettono di giocare. Amir diventa uno scrittore affermato in America e la sua infanzia e Hassan sono ricordi che tenta invano di cancellare. Amir cerca di cancellare il ricordo del prezzo che ha pagato Hassan  in una fredda giornata invernale del 1975 per difendere il loro aquilone e soprattutto la loro amicizia...ma rimorso lo perseguita. Poi quella telefonata dall’Afganistan: Amir deve tornare alla ricerca di Sohrab, il figlio di Hassan.  Il viaggio di Amir è prima di tutto un viaggio in se stesso, per e riscattarsi da quella colpa che da ben venticinque anni è dentro di lui, come un blocco di ghiaccio  che pesa sul  suo cuore, ma anche un viaggio in un paese distrutto dalla follia estremista dei talebani. L’ Afganistan che ha lasciato è diventato una landa desolata dove i marciapiedi sono carichi di relitti umani ammassati gli uni sugli altri, dove avere un padre od un fratello maggiore è un lusso dopo gli stermini talebani, dove gli occhi della gente restano incollati al selciato per timore di incrociare fatalmente lo sguardo sbagliato, dove il silenzio di una  Kabul fantasma è rotto solo dagli spari e dai rumori dei carri armati, dove il cielo è grigio e senza aquiloni… Ma c’è una speranza … Non voglio svelare il finale ma e’ bello sperare che tutti bambini possano un giorno ritornare a correre con gli aquiloni in un cielo dai mille colori…

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giovedì 5 settembre 2013

UN BRUTTO CARATTERE


Ho un brutto carattere. Il carattere di chi non si tira mai indietro, di chi non si nasconde, di chi quando incontra un muro deve superarlo, a costo di sfondarlo a testate. Ho il carattere di chi affronta i problemi a muso duro, di chi preferisce sbatterci contro piuttosto che schivarli, fare finta di niente, evitare sempre tutto sperando che passi. Io odio il "tutto passa", odio l'attesa, odio stare ad aspettare che le cose accadano senza fare niente, non potrei aspettare che provveda Dio o il destino, devo affrontare, parlare, urlare, piangere ... devo agire e reagire, anche a costo di azzerare tutto, per poi tentare con tutte le mie forze di ripartire. Devo risolvere tutte le equazioni nella mia vita, le cose irrisolte, lasciate a metà, accantonate e sospese, non mi piacciono. Non posso stare ferma, non posso ignorare i problemi, non lascio che mi schiaccino per paura di affrontarli. Non mi lascio fare a pezzi da qualcuno nella speranza che ritorni ad amarmi. Non più. Non dico che va tutto bene quando va tutto male. Ed è difficile da capire per chi nasconde la testa sotto la sabbia, è difficile da comprendere da chi vive mentendo a se stesso, nell'attesa del "tutto passa". Il problema di chi è come me è la realtà, la non facile scelta di vivere la realtà e non la finzione. Ho decisamente un brutto carattere.... o forse ho solo carattere ma di quello ne ho da vendere.

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lunedì 2 settembre 2013

Chi ama al grado estremo, si sente libero



Per tutta la vita, ho concepito l'amore come una sorta di schiavitù accettata. E' una menzogna: la libertà esiste solo quando è presente l'amore. Chi si abbandona totalmente si sente libero, ama al grado estremo. E chi ama al grado estremo, si sente libero. Perciò, nonostante adesso io viva e faccia e scopra tantissime cose, nulla ha senso. Spero che questo periodo passi velocemente, affinché io possa tornare a cercare me stessa, incontrando un uomo che mi capisca, che non mi faccia soffrire. Ma che stupidaggini sto scrivendo? Nell'amore, non si può ferire nessuno. Ognuno di noi è responsabile di quello che prova, e non può incolpare l'altro. Io mi sono sentita ferita quando ho perduto gli uomini  dei quali ero innamorata.
Oggi sono convinta che non si perde nessuno, visto che non si possiede nessuno.
Questa è l'autentica esperienza della libertà: avere la cosa più importante del mondo, senza possederla.


Da Undici minuti
Paulo Coelho

domenica 1 settembre 2013

IL PASSATO E' SOLO UN LACCIO

"Il passato è solo un laccio che stringe la gola alla mia mente e mi toglie energie per affrontare il presente" (A.Merini). Il passato dovrebbe sempre rimanere relegato nel passato. Non qualcosa da rimpiangere ne da cancellare, semplicemente qualcosa a cui puoi guardare con un sorriso dicendoti "quanto sono stata ingenua" oppure "quanto sono stata felice" e prima di voltarti e continuare ad andare avanti.

La vita è fatta di momenti, ci sono sensazioni che puoi vivere in un determinato momento e non in un altro. C'è un tempo adatto per ogni cosa, ma quando quel tempo è finito, devi poter chiudere la porta ed andare oltre.
Ci metto un po, ma quando chiudo una porta non la riapro più. Per me, è l'unico modo per andare avanti.
Restare ancorati al passato non porta mai niente di buono. Hai fatto quello che potevi e che dovevi, hai dato il massimo,e ad un certo punto, devi chiudere la porta. Definitivamente. Senza strascichi, senza ripensamenti, senza ritorni.  E' inutile tentare di far riemergere persone e sentimenti dal passato, è solo prolungare l'agonia di qualcosa che è già in decomposizione. La vita è cambiamento, le persone cambiano e le situazioni si evolvono, è inevitabile. Impariamo dalle nostre esperienze, e questo ci fa crescere, maturare, a volte cambiare, nessuno rimane immutato ed immobile come una statua di sale per tutta la vita. Tutti cambiano anche senza rendercene conto. Si chiama crescere.
Non bisogna permettere mai al passato di condizionare il nostro presente, per riportarci indietro, in un vano tentativo di rivivere sensazioni e sentimenti che devono rimanere immobili come una bella fotografia, in cornice. Ricordi e niente più.  Il tempo per essere felici è adesso, oggi forse domani...ieri non mi interessa più: non esiste altro tempo che questo meraviglioso istante. Ciò che è stato me lo porterò dentro ma non come una zavorra, come la pagina di quel libro che è la mia vita e che sto continuando a scrivere ...

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lunedì 26 agosto 2013

L'ANGELO RIBELLE

I suoi occhi raccontano di favole e dolori, 
magie e sogni, estasi e piaceri 
a pochi conosciuti. 
Il suo corpo porta segni di antichi dolori, 
battaglie recenti, cicatrici profonde
che il tempo non cancellerà. 
La sua  bocca porta in sé 
l’essenza della vita, 
della passione, del sacro fuoco 
che brucia tutto ciò che incontra. 
Continuerà a percorrere altre lande e
regni, in mondi finora sconosciuti,
 andando incontro ad ignoti poeti, pazzi, 
marinai e cantastorie da una notte. 
La sua vita è un eterno viaggio,
una corsa nel buio
alla ricerca della luce. 
Porta la Luce, ma non può vederla 
può solo farne dono.
Questa è la sua dannazione. 
Il suo manto non è bianco, la sua anima si. 


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venerdì 23 agosto 2013

L'amore...se include tutto

Abrazo amoroso -  Frida Kahlo
Delle tante definizioni che ho letto e che io stessa ho dato dell'amore, questa di Frida Kahlo, artista e donna straordinaria, è quella che, per me, meglio rappresenta il significato dell'amore di coppia. Se l'amore deve essere totale, o non essere affatto.
"L’amore? 
Non so. 
Se include tutto,
anche le contraddizioni 
e i superamenti di sé stessi,
le aberrazioni e l’indicibile, 
allora sì, 
vada per l’amore. 
Altrimenti, no."


martedì 20 agosto 2013

L'AMORE VALE SEMPRE OGNI CENTESIMO DEL SUO PREZZO

Illustrazione: Zubas Martiashvili
Sono in lotta con me stessa, con il mio passato e il mio presente: è una lotta tra cuore e mente, ragione e sentimento, paure e impulsi. Prendere il volo con te o rimanere a terra? Quanti dubbi....Ma già il fatto che io stia lottando è positivo: esistono cose nella vita per le quali vale la pena di lottare. Certo esistono anche le sconfitte: è inevitabile, nessuno può sfuggirvi. Ma è meglio essere sconfitti che non aver lottato affatto. Convivo con la mia solitudine, non mi fa paura anzi spesso la cerco, la mia indipendenza l’ho conquistata a caro prezzo e ne sono orgogliosa: è difficile far entrare qualcuno nel mio mondo, spezzare un equilibrio costruito dopo tante sofferenze. Pensi di amare qualcuno per sempre invece un giorno ti ritrovi sola con te stessa a fare i conti col passato, incapace di reagire e affrontare il futuro.Vai avanti per inerzia, cerchi di sopravvivere ai ricordi, finché col tempo ti rendi conto che stare sola non è così male anzi ha i suoi indubbi vantaggi: nessuno a cui rendere conto, nessuno con cui litigare, nessuno che rischi di farti soffrire o deluderti.  Eppure qualcosa manca: complicità, emozione, passione. Passione. Per me la passione è tutto, é in ogni cosa: nel lavoro, nell'amicizia, nello sport, nel ballare, passione per una canzone, un film, un libro, passione per lo scrivere, per il cibo, per il sesso, passione per la vita. Passione è amare, godere, assaporare, gustare. La passione è sempre più forte della ragione, anche se cerchiamo di soffocarla ci spinge a uscire da noi stessi per consumarci, per spendere ciò che siamo, per sentirci totalmente vivi, finalmente liberi. Senza passione non si vive veramente...Senza passione siamo uguali agli altri, è la passione che ci rende unici.
Illustrazione: Hassan Manasrah
Non trovo passione in un'avventura da una notte, può succedere ed essere piacevole ma voglio di più. Cerco il coinvolgimento totale, non mi accontento delle mezze misure.... Certo mi fai paura, sento che mi coinvolgi totalmente, anima e corpo, desideri e voglie che credevo dimenticate e che riaffiorano prepotenti e vive, impulsi animali e tenerezza e anche paure, paure e confusione … e questa lotta senza tregua dentro di me … prenderti o lasciarti andare? Ho solo una vita per essere felice o almeno provarci ... una vita per amare, godere, vivere le emozioni... Mi ripeto: prova tutto senza paura, mettici l'anima, ferma le sensazioni e vivile fino in fondo, ascolta il cuore e non la testa. Assapora ogni attimo ed ogni volta avrai il cielo tra le mani … E questo cielo lo voglio... Con te. Voglio vivere la passione fino in fondo, sempre.


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domenica 18 agosto 2013

Liberatevi dalle persone parassite

Illustrazione di Sascalia
Liberatevi dalle persone ‘parassite’ che vi stanno addosso succhiandovi energie, idee, tempo e vita. 
Da opportunisti, avari, avidi e superficiali che sfruttano le vostre mancanze di ‘sano egoismo’.
Dedicatevi a chi vi fa ridere, pensare, crescere. 
L’albero non ospita i nidi di tutti gli uccelli, ma solo quelli compatibili con la propria indole, con l’armonia, l’intrico e la resistenza dei suoi rami.


 U. Longoni - Gli alberi non ingrassano








lunedì 12 agosto 2013

SCALARE LE NUVOLE

Apro lentamente gli occhi e mi guardo intorno. C’è un buio totale nella stanza, nessuna luce filtra dalle finestre.  Impiego un po’ a capire dove mi trovo. L’unico rumore è il gocciolio monotono del liquido nella flebo mentre scende verso il mio braccio.  Provo a sgranchirmi le gambe ma non ci riesco, al di sotto del mio bacino non sento muoversi niente. Alzo la testa quel poco che basta a consentirmi di guardare il resto del mio corpo, intravedo la forma delle gambe sotto il lenzuolo e questo mi tranquillizza.  Plop, plop, plop. La flebo continua a gocciolare lentamente. Richiudo gli occhi… mi sento così stanca…Marco dove sei?

Eccolo, ora lo vedo. Un ragazzo sta salendo, supera spedito gli ultimi metri di roccia con movimenti sciolti e potenti. L’aria calda dell’estate aleggia in un alone luminescente, giù a valle si suda e anche in quota le gambe si stancano in fretta. Sono salita con alcuni amici sulla cima,  dal versante panoramico che sale dal rifugio in quattro ore di cammino. Me ne sto appoggiata sulle pietre a gustarmi la visione del fondovalle, quando dalla parete nord, la più difficile, vedo arrivare un ragazzo abbronzato che avanza  con padronanza, agile e leggero come un animale. Con un balzo supera l’ultimo spuntone di roccia, si siede poco lontano da me. Gli porgo la borraccia e lui beve avidamente. Poi mi sorride. Si chiama Marco. Rimaniamo l’uno accanto all'altro ad ascoltare il vento, in silenzio.  

Quel giorno la mia  vita e quella di Marco diventano una sola. Siamo come una cordata: avanziamo uniti, e se cade uno, cadiamo entrambi. Devo imparare a convivere con la paura. Ho paura ogni volta che lo vedo partire con lo zaino in spalla, ho paura quando lo aspetto nella tenda a fondovalle e lo vedo salire sulle rocce e diventare sempre più piccolo, perdersi tra le nuvole, e ridiscendere dopo ore interminabili. 
Quando aveva fatto dell’alpinismo il suo mestiere, Marco aveva concluso un patto con se stesso: era pronto ad accettare tutto quello che sarebbe potuto succedere. Qualsiasi cosa. La vita di uno scalatore è pericolosa, inutile negarlo. E per lui, questo implicava che non ci potevano  essere legami, famiglia, figli, nessuno ad aspettarlo, nessuno che potesse soffrire della sua scelta. Lassù, i sentimenti potevano essere una debolezza. E le debolezze non sono ammesse.  
Nonostante questa sua decisione, non ha potuto impedirmi di entrare nella sua vita. E' stata la cosa più naturale del mondo, incontrarci, amarci, decidere di stare assieme. Io non gli avrei mai chiesto di rinunciare all'alpinismo, sarebbe stato come chiedergli di rinunciare ad un braccio o una gamba.   Gli ho semplicemente chiesto di fare del mio meglio per ritornare da me ogni volta.


Ce ne stavamo distesi tra le mandrie al pascolo. Da lì il cielo sembrava altissimo e tutto azzurro sopra di noi. La montagna scintillava nella sua corazza di ghiaccio. L’eco delle pietre che rotolavano rimbalzava da uno strapiombo all'altro e  ci giungeva alle orecchie il sibilo lontano delle slavine. Quel giorno ci siamo baciati a lungo e abbiamo fatto l’amore sull'erba vellutata di giugno, mentre il ghiacciaio bruciava in un incendio di fuoco al tramonto. Mentre lui mi fissava  con quei grandi occhi azzurri che sapevano aprirsi varchi dirompenti dentro me, gli ho sussurrato: “Tu va oltre le nuvole, vai lassù e tocca il cielo con le tue mani, parla con il vento, gioca con le aquile. Ma poi guarda giù a valle,  io sarò là ad aspettarti. Prometti che farai del tuo meglio per tornare sempre da me…” E Marco aveva promesso. 

Illustrazione: Samy Charnine
Non ero esperta come lui, erano pochi anni che mi arrampicavo e sempre su vie facili, ma ero appassionata e imparavo in fretta. Marco ridendo diceva che ero nata al mare ma ero montanara dentro.All'inizio rimanevo giù a guardarlo, seguendo i suoi movimenti metro per metro.  A volte mi diceva che era come se avesse quattro occhi,  quattro mani e quattro piedi, perché anche se rimanevo in basso, mi poteva sentire salire su, con lui fino alla cima a dargli forza in ogni momento. Ma col tempo aspettarlo non mi bastava più, avevo cominciato a seguirlo nelle pareti meno impegnative. Cercavo di sconfiggere le mie paure, mi lasciavo guidare da lui,  mi fidavo completamente. Sulla roccia eravamo una persona sola, ci muovevamo e respiravamo all'unisono, qualsiasi cosa accadesse eravamo assieme "cado io, cadi tu"..  Anche quel giorno gli avevo chiesto di seguirlo, anche se la parete era più difficile del solito per me, per lui era un'allenamento normale. 

Tutti, da bambini, siamo saliti più in alto di quanto non osavamo nemmeno sperare. Forse è solo quella sensazione che inseguiamo. Toccare il cielo, esserne parte, sentirsi liberi. Ogni ascesa è un viaggio, un’esperienza unica in cui l’emozione si fa intensa, profonda imprigionando l’animo fin nell'intimo e a nulla vale riandare alle esperienze passate. E’ come se ogni volta fosse la prima volta, in una sorta d’eterna riscoperta di  qualcosa di già noto, che però mantiene il sapore fresco e intatto della novità.   Certo se si vuole ottenere molto, bisogna essere disposti a pagare molto. Soltanto così è possibile entrare dentro le cose, oltre l’apparenza, fino a viverle, a sentirle come proprie in un’ osmosi che non ha confini, persi in una dimensione dove l’essere umano si annulla pur mantenendo un fortissimo senso della propria identità.  Lassù non si può mentire. Sì è inevitabilmente a faccia a faccia con sé stessi. Soli. 
Sono passate due settimane dal mio primo risveglio in quello stesso letto d’ospedale. Ben poco è successo. C’è ancora il plop, plop della flebo a scandire il tempo interminabile tra quei quattro muri. Le mie gambe cominciano a riprendersi, fanno male e  formicolano fino a farmi impazzire, ma so che è un buon segno. Dovrà passare ancora tempo prima che possa camminare e chissà quanto prima che possa tornare a scalare ma ce la farò. Voglio tornare al più presto su quella montagna dove Marco mi sta aspettando. 
Quel giornostava andando tutto nel migliore dei modi, eravamo quasi in cima, Marco aveva alzato gli occhi e guardato quella vetta. Conoscevo quello sguardo, era una sfida con la montagna. Voleva raggiungere la cima da una via nuova, cercava un taglio, una deviazione. Imprudenza, incoscienza, troppa sicurezza di se, o troppo amore per la montagna, troppa voglia di esserne parte.   Un attimo, il tempo di spostare il peso da una mano all'altra, lo spuntone di roccia su cui aveva fatto presa si staccò. Improvvisamente. La montagna aveva deciso per noi. 
Cado io, cadi tu. La roccia aveva trascinato Marco  per trenta metri. Io ero ridotta male ma viva, lui si era sganciato da me un attimo prima e così non mi aveva trascinato con se, la mia caduta si era fermata dopo pochi metri. Non ricordo nulla,  questo è quello che mi hanno raccontato. Tante volte avevo temuto che sarebbe successo ma non avevo previsto di risvegliarmi senza di lui. La montagna me l'aveva portato via. Avrei dovuto odiarla, invece non vedevo l'ora di tornare lassù. Per ritrovarlo. Sapevo che lui ora apparteneva alla montagna, per sempre. Sapevo che se c'era un senso alla sua vita e alla sua morte, era che Marco era morto facendo ciò che più amava. Odiare la montagna sarebbe stato come odiare lui. Sapevo che l'avrei ritrovato solo lassù, nei silenzi del vento. Mi avrebbe abbracciato e e saremmo stati di nuovo assieme. 

Dedicato ad A. che ha scalato le nuvole fino a toccare il cielo
Mi manchi.

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