domenica 30 dicembre 2012

Wonderland

 Stasera ho voglia di immergersi nelle note di Kenny G

Quando sei bambino le cose sembrano molto diverse da come sono realmente.
Il tempo pare infinito,gli odori e i colori sono più intensi, tutto è meno grigio. Ti meravigli delle cose più insignificanti e magari non ti accorgi di quelle davvero importanti.   
E quando la realtà si scontra con il sogno....è quasi sempre il sogno a vincere.
Dylan Dog - Wonderland

sabato 29 dicembre 2012

LA BAMBINA COL CAPPOTTO AZZURRO-CIELO

Nelle domeniche di tiepido sole invernale una bimba con il cappotto azzurro-cielo va ai giardinetti per mano alla mamma. Ha il visetto bianco e tondo come una statuina di porcellana, riccioli biondi e occhi dello stesso colore del cappotto. La bimba aspetta tutta la settimana che arrivi domenica, e percorre la strada quasi volando, ebbra di felicità perché la mamma, non potendo permettersi di comprarle una bicicletta, gliela affitta
per un’ora. La bimba ne sceglie sempre una rossa fiammante, di quelle con il manubrio a forcella e le due rotelle dietro e pedala con una furia incredibile, va avanti e indietro, mille volte avanti e indietro, quel breve tratto di marciapiede, come se fosse un’autostrada. Fa decine di  giri intorno all’aiuola rotonda, pedalando più veloce che può perché sa che quel momento è di breve durata, poi bisogna aspettare la domenica successiva, sperare che ci sia il sole, che non faccia troppo freddo,che ci siano i soldini per la bicicletta. E’ una bambina apparentemente tranquilla, sempre silenziosa quasi fosse muta, piena di sogni e di speranze, una bambina forse un po’ strana e, in un certo senso, incompresa. Nessuno capisce la sua inesauribile energia e così tutti cercano di reprimerla senza capirla. E alla fine ci riescono, almeno per un po’. La bimba passa i pomeriggi da sola, a disegnare e inventarsi storie, riempire decine di quaderni di storie disegnate, quaderni che non fa vedere a nessuno e che sono tutto il suo mondo. Non gioca mai con gli altri bambini, è talmente timida da non riuscire ad aprire bocca e la prendono in giro per questo, così preferisce starsene in disparte con i suoi libri, i suoi quaderni e i suoi pastelli colorati. Le piacciono i libri e ci si tuffa dentro per pomeriggi interi. I libri sono viaggi in mondi incantati, popolati da fate, streghe, fanciulle innocenti e mostri buoni, un po’ come le storie dei suoi quaderni. Piccole Donne, Pollyanna, Il giardino Segreto e soprattutto Il richiamo della foresta e Zanna Bianca. Anche i suoi quaderni cambiano e si riempiono di storie non più colorate a pastello ma scritte con calligrafia ordinata. La bimba ama ascoltare i racconti della nonna. La nonna sa a malapena scrivere perché ha fatto solo la prima elementare, ma quando racconta lo fa come se scrivesse romanzi e per ore avvolge la bimba con la magia della sua voce, tra i profumi del buon cibo e il calore della cucina. Sono racconti semplici, storie di vita contadina e di guerra, storie di fame e di dolore, storie d’amore e di coraggio.Storie che la trasportano in un altra epoca, in un’altra vita così diversa da sulla eppure così simile, tanto che alla fine le sembra di averla vissuta. La bimba esce ben presto dal suo mondo di fate per imparare a guardare la realtà con occhi da grande in un corpo troppo piccolo e fragile. Spesso va in giro col nonno, lui è sempre molto elegante nel suo completo grigio, camicia azzurra e cravatta di seta, e ha un buon profumo, la porta per mano con orgoglio anche se le parla poco e fa il distaccato. Lui ordina un bianco in ogni bar e una spuma per la piccola, quando finiscono i bar e si fa l’ora di pranzo tornano verso casa, camminando piano vicino ai muri, il nonno barcollante  e la bimba che ha imparato come sorreggerlo perché non cada. La realtà, a volte, può essere difficile per una bimba che aspetta solo la domenica per correre su una bicicletta rossa fiammante. Chissà dove sono finiti i suoi sogni? E  i suoi quaderni colorati? 
Dima Dmitriev
Per la prima volta, dopo tanto tempo mi guardo, riflessa in una vetrina. Io e la bimba bionda siamo lì, riflesse nella vetrina: così simili da confonderci l’una con l’altra, così diverse da non riconoscerci. Quella bimba irrequieta ha ancora paura del mondo e della gente, è ancora troppo timida, vive di silenzi e parole scritte nella notte al suo pc. Nel suo dare fiducia c’è la paura di rimanere ferita, nel suo sonno agitato ci sono incubi che la luce del giorno non cancella, nei suoi occhi apparentemente sorridenti si nascondono troppe lacrime … lacrime che hanno lo stesso sapore di quel mare che l’ha vista crescere… La bambina bionda ed io, strette in un cappotto azzurro-cielo, ci guardiamo riflesse nella vetrina e ci sorridiamo… ancora aspettiamo una domenica di sole per volare di nuovo sulla bicicletta rossa fiammante. Finalmente libere.

La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright

venerdì 28 dicembre 2012

A volte mi faceva volare...

Illustrazione: Zubas Martiashvili

 
    Gli chiesi come avesse fatto a rendersi conto che l’amava, cosa avesse sentito per saperlo con certezza.Quella domanda lo sconcertò e rimase in silenzio per un attimo. «Perché a volte mi faceva volare», disse.
                                                   Clara Sànchez 
“Il profumo delle foglie di limone” 


Fabrizio De Andrè

La luna e i desideri

 Una dolcissima poesia

Illustrazione: Holly Hata




I desideri stavano strappandomi l’anima.
Potevo viverli, ma non ci son riuscito.
Allora li ho incantati.
E a uno a uno li ho lasciati dietro di me…
Ho disarmato l’infelicità.
Ho sfilato via la mia vita dai miei desideri.
Se tu potessi risalire il mio cammino,
li troveresti uno dopo l’altro, incantati, immobili, fermati lì 
per sempre a segnare la rotta di questo viaggio strano che
a nessuno mai ho raccontato se non a te.


Alessandro Baricco, "Novecento"





IL GUERRIERO E LA LUNA


Ti racconterò la storia di un guerriero, senza tempo e senza nome, destinato da una maledizione a vagare per mondi e spazi sconosciuti cercando la sua anima.
Illustrazione: Irina Karkabi
Ti racconterò la storia di un guerriero che aveva il cuore chiuso dentro una maschera di ferro, una spada di fuoco e uno scudo di ghiaccio per difendersi da chiunque incontrasse sulla via.
Ti racconterò di come avanzasse senza meta, nel buio e nel silenzio destinato alla solitudine eterna, a non vedere altro che la sua ombra, non udire mai nessun suono tranne il rumore dei suoi passi stanchi, il suo respiro e il battito metallico del suo cuore stretto dentro l'armatura.
Lui era il Guerriero del Sole che una maledizione trasformò nel Guerriero del Buio finché non avesse trovato la sua anima rapita dal Male e destinata a perdersi nelle Tenebre, per sempre.
Una notte la luce della Luna era così forte da accecare e il Guerriero alzò gli occhi verso il cielo. Non l'aveva mai fatto prima, guardava solo la sua ombra per terra certo che non ci fosse altro che valesse la pena guardare.

      La Luna sorrise e gli tese la mano.
      Lui l'afferrò tra le sue come si afferra la vita.
      Quella notte la luna scivolò tra le sue braccia
      E riempi il suo corpo di luce e calore
      Le sue orecchie di una musica dolcissima
      Lo cullò come un bimbo mentre dormiva
Jimmy Lawlor
      Gli regalò per la prima volta un sonno senza incubi
      Un sonno di sogni dolcissimi e favole sussurrate
      Come parole di amanti durante la passione
      Lo svegliò con la carezza delle stelle
      Sul suo viso che portava i segni
      Di una vita troppo lunga per i suoi anni.

Ti racconterò la storia di un Guerriero che all'alba riprese il suo viaggio solitario verso altri spazi, verso altre Lune. In un mondo senza tempo egli vagò errante per l'Eternità cercando un'anima che non gli apparteneva più, e che forse neppure era mai stata la sua. La sua anima quella vera l'aveva illuminata la Luna in quella notte di sogno.
Chi ha il cuore chiuso da troppo tempo in un'armatura spesso non si accorge di quanta luce ha tra le mani.
Quando mille vite dopo, il Guerriero dopo aver camminato invano in ogni  tempo e luogo, alzò nuovamente lo sguardo cercandola ancora, si accorse che il cielo era luminoso più che mai e la Luna era sempre stata lì, guidando ogni suo passo con raggi di luce quasi invisibili senza mai lasciarlo sprofondare nell'Oscurità.
      

La bambina col cappotto azzurro-cielo
 
La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright
 

giovedì 27 dicembre 2012

IO SCRIVO....

Ho un buon rapporto con le persone ma non con me stessa. Mi so fare male in molti modi: mi ferisco di continuo, mi giudico con durezza, mi svaluto ed ogni volta che lo faccio mi guardo allo specchio e mi offendo per ciò che mi sono fatta. Il dolore mi ha allontanato da tutti, e ho imparato a stare da sola. Ho imparato a parlarmi, ascoltarmi, capirmi e contraddirmi. Ho imparato a stare bene con me, a non dipendere dalla benevolenza altrui.  Adesso più che mai, sono lontana da tutto e da tutti. Ma quando ciò che ho lasciato fa capolino per pochi secondi in questo mio angolo di quiete, è un tumulto, un sussulto, un terremoto, un calcio nello stomaco. Così scrivo per sentirmi meglio, mi copro di parole, e mi proteggo con la forza della sintassi. Tutt’intorno alzo un muro di punti e virgole.Le parole sono la mia cura contro tutti i mali, la mia terapia contro il dolore, il mio salvagente nel mare in tempesta. Le parole sono le mie  migliori amiche, i miei amanti, i miei amori, le uniche che non mentono e non mi tradiscono mai.
C’è della magia che le circonda e che le fa rinascere in ogni frase, come  se fossero dotate di una vita propria e indipendente da me. Io sono solo il tramite, il mezzo, non la sorgente ne l’arrivo, ma il letto del  fiume dove scorre l’inchiostro verso mari infiniti e sconosciuti...
Scrivo fiabe, scrivo racconti, scrivo poesie, scrivo canzoni, scrivo  parole su foglietti colorati che lascio dappertutto. Scrivo di me, scrivo di quel che vedo,  scrivo i sogni, scrivo le paure, scrivo l’amore che cerco, che vivo, che perdo.  Scrivo perchè sono felice, sono incazzata, sono disperata, sono stanca,  sono euforica. Scrivo parole come lacrime, parole come pugnali che uccidono, parole come carezze per fare l’amore con qualcuno che non c’è.
Scrivere è come sognare, è come ascoltare il mio inconscio e scoprire di  me cose che non sapevo. Scrivo per rileggermi e sorridere di me stessa. Scrivo nella stupida convinzione che i miei scritti possano sopravvivermi. Scrivo e descrivo le eliche del mio DNA con la speranza che possano girare all’infinito. Scrivo per non morire.
Scrivo per disporre della vita e della morte dei personaggi delle mie storie. Scrivo per vivere in loro le mille vite che ho dentro. Scrivo per scappare via da qui senza voltarmi indietro. Scrivo perché mi hanno rubato così tante cose, che l’unico modo per non arrendersi e urlare è scriverne altre.
Scrivo perché ho non ho paura di  mettermi a nudo e anche quando arrivano gli schiaffi non smetto di  scrivere.
Scrivo perché è faticoso, se mi venisse bene "per caso" non lo farei, amo  la fatica e l’incertezza di mettersi davanti allo schermo bianco  e cominciare a  far scorrere le dita sulla tastiera senza sapere cosa uscirà. Scrivo perché dentro di me, c’è un troppo di tutto che non riesco a contenere.  Scrivo perché mi fa stare bene. E scrivo perchè tu possa leggermi....Non fermarti alle prime pagine....vai oltre le parole, fin dentro di me...leggi con la tua anima e troverai la mia....

 La bambina col cappotto azzurro-cielo

La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright

Buonanotte....


Buonanotte con la splendida voce di
 Etta James - At Last 






In the depth of winter,
I finally learned
that within me
there lay an invincible summer.

Nel cuore dell’ inverno
ho finalmente capito
che c’era in me
un’ invincibile estate.


Albert Camus


Stanotte....almost blue

Stanotte mi sento cosi ........almost blue
Illustrazione: Casey O'Connell
  Chet Baker - ALMOST BLUE





C’è da riflettere sulla parola mancare. Ti ricordi?, dicevamo
«Mi manca» davanti alla figurina
che ancora non avevamo nell’album,
e «Ce l’ho» quando era una già incollata. Ecco quindi che forse è tutto lì, nell’incollarselo dentro, qualcuno, per non dire mai «Mi manchi»,  ma sempre «Ti ho.»

Andrea Donaera

mercoledì 26 dicembre 2012

Lo spirito del Natale


Vorrei poter mettere lo spirito del Natale
all’interno di un barattolo
e poterlo tirare fuori mese per mese,
poco alla volta.

 
Harlan Miller

martedì 25 dicembre 2012

CREDO ANCORA A GESU' BAMBINO....

Ogni Natale scrivevo a Gesù Bambino. Era una letterina meditata a lungo, avrei desiderato chiedere tante cose, ma poi sapevo che soldi in casa ce n’erano pochi e allora alla fine chiedevo una  cosa sola. Mettevo la letterina su un ramo dell’albero e la mattina del 25, appena sveglia, correvo scalza a vedere se fosse passato. La letterina non c’era più e sotto l’albero c’erano sempre tanti pacchettini colorati e infiocchettati. A volte erano le cose che avevo solo desiderato senza avere il coraggio di chiederle, perchè lui era bravo a leggermi dentro,  altre volte erano cose che mi erano necessarie,  allora sapevo che era stata mia madre a chiederle a Gesù Bambino. Solo molto più tardi ho scoperto che mia madre conservava gelosamente quelle letterine, tutte  dalla prima all’ultima e che Gesù Bambino non si era mai spostato dalla mangiatoia nel mio presepe. Gesù Bambino era un personaggio misterioso, di Babbo Natale si sapeva tutto: arrivava con la slitta, renne, elfi, dal camino o dal terrazzo, insomma faceva un gran baccano ma di Gesù Bambino si sapeva poco e niente. Mi piaceva pensare che apparisse e sparisse all’improvviso in mezzo al soggiorno, tipo teletrasporto per intenderci, perché altrimenti non avrei saputo spiegarmi come quel bambino così  piccolo riuscisse a portare tutti quei pacchetti in giro per il mondo. Mia mamma mi metteva a letto presto e mi diceva  che non dovevo per alcun motivo al mondo aprire gli occhi, perché se avessi visto Gesù Bambino la magia sarebbe svanita e lui sarebbe dovuto fuggire, lasciando senza doni non solo me, ma anche tutti i bambini che non aveva ancora visitato.  Sentivo i rumori, di là, in salotto … il tintinnare delle palline sull’albero,  i piccoli passi furtivi … e allora sapevo che Gesù Bambino era in casa e stringevo forte gli occhi. Ero così felice: Gesù Bambino in persona era nel mio salotto, in carne ed ossa. Ricordo la paura di farmi trovare sveglia e poi… non ricordo più nulla.... crollavo addormentata proprio quando stava per scoccare la mezzanotte … 

La bambina col cappotto azzurro-cielo

La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright